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Ettore Spalletti alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma

Questa settimana, di passaggio a Roma, non ho perso l’occasione per visitare Il Cielo in una Stanza, la mostra personale che la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma ha dedicato a Ettore Spalletti (1940-2019), a cura di Éric de Chassey, storico dell’arte francese e attuale Direttore dell’Istituto Nazionale di Storia dell’Arte di Parigi.


Ho sempre amato il lavoro di Ettore Spalletti. Nell'originale sintesi nata negli anni Settanta dall'interazione tra i suoi colori - gli azzurri, i rosa, l’oro, il grigio, il bianco – e le sue forme – la colonna, il bacile, il parallelepipedo – è impossibile non ritrovare il senso di una classicità tipicamente italiana, l’arte pensata dentro lo spazio architettonico.



"La colonna è un oggetto che ha attraversato tutto il tempo della storia dell’arte", soleva dire l’artista, intervistato in occasione della personale di Palazzo Cini, a Venezia, nel 2015.

Per poi aggiungere, a proposito di tradizione e iconografia: “Parlo di Piero della Francesca, ma potrei parlare di Morandi, di Fontana. Piero della Francesca è una figura straordinaria che ci è accanto continuamente nella luce e nei colori e, in qualche modo, in maniera inosservata è dentro di noi.”


Questa classicità Ettore Spalletti l’ha saputa interpretare con lo sguardo della contemporaneità.

Per citare le parole del curatore Éric de Chassey: "La sua scelta precoce del monocromo come mezzo privilegiato per creare quadri, sculture e spazi si è rivelata nel corso dei decenni particolarmente felice. Invece di porre un limite, ha aperto a possibilità impreviste di fare esperienza senza confini dell’infinito, attraverso una riflessione concreta su materialità specifiche.





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